Informatica, nuove tecnologie per la disabilità cognitiva
In letteratura si definisce ASVI (“Autism Spectrum and Visual Impairment”) l’associazione tra disabilità visiva e disturbi dello spettro autistico. Un nuovo progetto, pionieristico nel suo genere, si rivolge proprio a ragazzi con disabilità sensoriali e cognitive proponendo un’esperienza di area informatica e nuove tecnologie per la disabilità cognitiva
Tra le varie proposte di Didamatica 2015 – evento organizzato nei giorni scorsi a Genova dall’AICA (Associazione Italiana del Calcolo Automatico) e importante riferimento per tutti coloro che, nei vari contesti di apprendimento, si occupano di applicazioni didattiche realizzate con l’ausilio del computer – vi è stato spazio anche per alcuni temi a proposito delle persone affette da disabilità.
Particolare enfasi è stata posta ai progetti legati alle nuove tecnologie per la disabilità cognitiva, anche mediante training psicoeducativo e tifloinformatico, cioè con l’utilizzo di strumenti ed ausili specificatamente studiati per ipovedenti e non vedenti.
Il progetto è pionieristico nel suo campo proprio perché sinora la disciplina della tifloinformatica si è rivolta soprattutto a bambini e ragazzi caratterizzati da un deficit visivo isolato (cecità o ipovisione) dedicando scarsissima attenzione metodologica, teorica e applicativa alla didattica indirizzata a persone con diverse problematiche associate al deficit visivo, tra cui l’autismo occupa un posto prevalente.
In questo senso il progetto rappresenta l’unica testimonianza in Italia nel settore dell’insegnamento informatico a ragazzi affetti da deficit visivo e con severi disturbi dello spettro autistico.
In molti casi, dunque, l’utilizzo di queste nuove tecnologie rappresenta un’opportunità preziosa, per consentire alla persona di scrivere, leggere in modo autonomo e interagire con il testo secondo le proprie possibilità e ciò è molto importante.
Ad oggi, in realtà, non esiste un ausilio specifico e l’intero setting operativo va costruito secondo rigorose premesse metodologiche, basate sulle peculiari caratteristiche delle persone cieche con disturbo dello spettro autistico.
Solitamente, le persone cieche e ipovedenti apprendono l’utilizzo del personal computer e dei dispositivi mobili attraverso un’alfabetizzazione tifloinformatica di base, tramite un software screen reader, che cioè elabora e sintetizza il contenuto dello schermo, inviandolo a un altro software, la sintesi vocale, che pronuncia il messaggio.
Dall’esperienza è emersa l’importanza di un’interazione serrata tra differenti professionalità specifiche per la progettazione e per la conduzione di questo progetto ma, in generale dove sono coinvolte le nuove tecnologie per la disabilità cognitiva.
Il valore di questa attività, infatti, risiede nella sua ricaduta sulla qualità della vita delle persone interessate ed è pertanto indispensabile una contiguità con gli operatori educativi coinvolti nel processo di inclusione: l’operatore di sostegno, da una parte, e, più ancora, l’assistente alla comunicazione tiflodidattica, che è necessario coinvolgere per generalizzare e stabilizzare le competenze apprese, inserendo tali abilità nella vita quotidiana.
Per maggiori info, clicca qui —>> http://www.traumacranico.net/riabilitazione-nuove-tecnologie-progetto-app-per-tablet/