Lavorare dopo un ictus. E’ possibile
Lavorare dopo un ictus.
Il reinserimento nel mondo del lavoro rappresenta una tappa fondamentale del percorso riabilitativo ed è importante per la ricostruzione e ridefinizione del ruolo della persona, al’interno della famiglia e della società.
Lavorare dopo un Ictus.
Le persone reduci da un ictus, quando rientrano sul posto di lavoro, hanno maggiori probabilità di affrontare disabilità non obiettivabili, come affaticamento, problemi della memoria e della concentrazione.
E’ quanto emerge da un’indagini e valutazioni oggettive e dall’esperienza sul campo.
I sopravvissuti all’ictus sono generalmente consapevoli delle loro menomazioni invisibili, anche se tornando al lavoro (quando è oggettivamente possibile) queste manifestazioni spesso si rivelano al paziente in tutta la loro dimensione e gravità.
L’invisibilità dei disturbi cognitivi causa difficoltà, che in parte si sente di poter superare, anche se avverte di non essere in grado di lavorare come prima. Sappiamo quanto riprendere il lavoro, abbia effetti positivi sulla salute delle persone anche con patologie croniche, anche se spesso è necessario modificarne modalità, orari, organizzazione, ecc
Aumentare la consapevolezza tra i sopravvissuti all’ictus può aiutarli ad accettare meglio le difficoltà ictus-correlate. Recupero e ripresa stabile del successo nel lavoro possono essere ottenuti con una ripesa graduale, orario ridotto o con il lavoro da casa o con un accompagnamento diffuso, in grado di supportare la persona ma anche l’azienda che ospita il lavoratore
La Cooperativa Progettazione ha al suo interno una parte di Cooperativa di tipo B specialistica per il reintegro al lavoro dopo una Cerebrolesione. Perché è fondamentale ricominciare a lavorare, riprendere la propria o una nuova occupazione, ritornare attivi.
Il lavoro serve! Molto!
Il reinserimento nel mondo del lavoro rappresenta una tappa fondamentale del percorso riabilitativo ed è importante per la ricostruzione e ridefinizione del ruolo della persona, all’interno della famiglia e della società.
Le attività di accompagnamento in un’esperienza lavorativa non protetta, sono sempre successive ad azioni di valutazione e riqualificazione professionale. L’accompagnamento al lavoro è, di solito, conseguente alla frequenza di laboratori protetti, formazione professionale, formazione all’autonomia. Si utilizzano strumenti di mediazione lavorativa, quali tirocini, borse lavoro, formazione in situazione, presso Enti o Aziende, previa l’individuazione dei tempi, delle modalità, della posizione professionale e delle necessità di supporto.
Se la persona dopo l’evento traumatico non ha perso il posto di lavoro, è possibile un’analisi delle postazioni disponibili all’interno dell’azienda, funzionali alle nuove competenze della persona.
Per approfondimenti:
https://www.cooperativaprogettazione.it/lab-di-progettazione/
http://www.traumacranico.net/cooperativa-b/
Per informazioni:
e.beschi@cooperativaprogettazione.it
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