Alzheimer: il caso di Iris Murdoch
La malattia di Alzheimer (AD, Alzheimer’s Disease) è una delle malattie legate all’invecchiamento più invalidanti. La sua crescente diffusione nella popolazione (visto l’aumento dell’età media), i limiti delle terapie disponibili e il grande impegno richiesto nella gestione di queste persone la rendono una delle patologie a più grave impatto sociale. L’AD è una malattia neurodegenerativa caratterizzata dalla comparsa di diversi deficit cognitivi (di memoria, linguaggio, attenzione, ragionamento e abilità logico-astratta) che peggiorano nel corso del tempo. Ai disordini cognitivi si associano, poi, nelle fasi più avanzate disordini di tipo comportamentale come alterazioni della personalità e dell’affettività (apatia, depressione, agitazione, confusione, irritabilità, allucinazioni) tali da compromettere le relazioni sociali. Tutti questi disordini, con progressione ingravescente, compromettono significativamente la vita quotidiana della persona.
Sintomatologia dell’AD
Il primo disturbo è, di regola, l’incapacità di ricordare dettagli irrilevanti, poi tutto quel che accade, anche le cose più serie. Il non ricordare dove è il bagno o la camera da letto, dove cercare le cose comuni, e dover essere aiutati per le incombenze più banali o delicate, provocano negli ammalati imbarazzo, vergogna, insofferenza, impazienza, il timore di essere derisi, depressione. Il danno precoce ai meccanismi nervosi dell’emotività suscita ansia, pianti e gesti di disperazione, senza un preciso motivo se non, forse, la consapevolezza dello stato in cui l’ammalato si trova. L’agitazione aumenta verso sera. Sono frequenti allucinazioni drammatiche, raramente queste sono gradevoli. La memoria, anche di cose remote, è alterata e distorta, a volte è scomparsa. Gli ammalati smarriscono la capacità di orientarsi nel tempo e nello spazio, di ragionare, di leggere, e, progressivamente, di parlare. Perdono il contatto col mondo e con se stessi, scivolando in un presente senza senso. Più giovane è l’ammalato, più rapido è il decorso della malattia.
Il caso di Iris Murdoch
Anche cervelli eccellenti possono essere colpiti dall’Alzheimer: è successo è Emmanuel Kant e alla scrittrice e filosofa Iris Murdoch. Nel 1994 la scrittrice Iris Murdoch, a 75 anni, fu invitata insieme al marito John Bayley, che ne avrebbe raccontato il calvario, ad un simposio in un’università israeliana. Da qualche tempo Iris si lamentava della difficoltà a portare a termine due novelle. Invece di tenere una conferenza, propose di rispondere ad alcune domande sui suoi scritti. Non riuscì a dire una parola. Pochi mesi dopo confidò al marito che cercava di “prendere qualcosa per la coda, ma scappava sempre”. Era penetrata in una nebbia insidiosa nella quale non distingueva nulla e, dirà in un momento di lucidità, “stava navigando verso il buio”. Seguirono scene imbarazzanti e penose, in casa di amici, in treno, in autobus, in taxi. Usciva con una scarpa sola. Ripeteva per ore la stessa parola. La casa si riempì di immondizia. E così via, a precipizio, verso la fine.
Nella foto la scrittrice e filosofa Iris Murdoch. Alla sua vita inclusa la battaglia contro la malattia, il regista Richard Eyre nel 2001 ha dedicato il film “Iris” (Getty Images).