Commozioni cerebrali e supporto sociale: mai sottovalutare i sintomi.
Una storia di trauma cranico lieve
Carlo aveva 23 anni quando si ripresentò ai medici in cerca di risposte. Era un anno dopo un terribile incidente d’auto in una gelida notte d’inverno e il suo veicolo era scivolato fuori strada, ha colpito un albero e lo ha lasciato intrappolato e solo. Carlo era sveglio ma confuso all’arrivo dei soccorritori e un po’ disorientato nel pronto-soccorso dell’ospedale.
Immediatamente dopo l’incidente, una tomografia computerizzata (TC) della sua testa “ha escluso lesioni significative”. Carlo, che è stato osservato fino al mattino, lamentava mal di testa, affaticamento e visione offuscata, ma era vigile e orientato. Il medico ha detto che aveva subito una commozione cerebrale durante l’incidente, che avrebbe “recuperato nel tempo” seguito dal suo medico “se necessario”.
Carlo si è recato dal suo medico la settimana successiva, che ha ordinato una risonanza magnetica (MRI), “per confermare che non c’erano lesioni al cervello che sarebbero state perse dalla TAC”. Sebbene né la risonanza magnetica né l’esame del medico abbiano rivelato alcuna anomalia, Carlo non era affatto tornato in sé. I suoi sintomi erano peggiorati dopo l’incidente e ora interferivano notevolmente nella sua vita quotidiana. Carlo aveva dovuto ridimensionare le sue attività, quando, attraverso tecniche avanzate di risonanza magnetica, è stata confermata una lesione cerebrale traumatica.
Commozioni cerebrali e supporto sociale
I suoi comportamenti erano molto cambiati: pochissima socialità, irritabilità, qualche vuoto di memoria. Nel frattempo non ha completato la sua laurea, ha perso molti amici e la fidanzata, ma si è sempre fatto aiutare, seguire e supportare da tecniche di sostegno cognitivo e di accettazione del nuovo stato di disabilità. Non ha negato l’evidenza.
Alla fine ha trovato “nuova normalità” e, con molto supporto e guida, ha affrontato un nuovo percorso che ha sfruttato i suoi punti di forza e ha ridotto al minimo gli impedimenti causate dai suoi nuovi limiti.
La commozione cerebrale, tra i possibili esiti di un Trauma Cranico, è definita dall’assenza di segni visibili di danno cerebrale alla TC.
Milioni di persone subiscono una commozione cerebrale ogni anno. Chiamato anche trauma cranico lieve, la commozione cerebrale viene diagnosticata sulla base dei sintomi e comportamenti alterati che non vanno assolutamente sottovalutati o addirittura negati.
La buona notizia è che la stragrande maggioranza delle commozioni cerebrali produce solo sintomi transitori, seguiti dal pieno recupero della funzione. Ma, in una misera minoranza di pazienti con commozione cerebrale, forse il 15-25%, i sintomi persistono per periodi più lunghi e potrebbero non regredire mai completamente. La persistente disfunzione cerebrale disabilitante dopo una commozione cerebrale, come nel caso di Carlo, presenta un grande difficoltà di “gestione sociale” per i pazienti e gli operatori sanitari.
L’inquadramento sociale delle lesioni cerebrali lievi
La differenza tra due individui che subiscono un trauma cranico simile ma subiscono esiti divergenti, una commozione cerebrale transitoria in uno e una lesione cerebrale duratura nell’altro, sembra molto rilevante, ma in entrambi i casi non va sottovalutata.
Lasciamo ai medici il lavoro sui metodi avanzati di risonanza magnetica che rilevano lesioni microscopiche nel cervello umano e informazioni sui meccanismi di disfunzione cerebrale. Ma siamo fiduciosi i supporti sociali per l’inclusione, il lavoro e l’abitare in autonomia, siano sempre maggiormente considerati e siano origine per nuovi approcci per la presa in carico precoce di persone come Carlo
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