Gran Bretagna: Social Value Act, fallisce dopo due anni la sperimentazione
Non sarà esteso né potenziato il provvedimento con cui due anni fa si era cercato di inserire il “valore sociale” tra i criteri per affidare i servizi pubblici al terzo settore in Gran Bretagna. La delusione delle imprese sociali britanniche.
Niente estensione o ulteriore sviluppo per il Social Value Act, la sperimentazione con cui in Gran Bretagna si è provato a includere la misurazione del «valore sociale creato» nella definizione dei contratti e appalti tra il settore pubblico e il Non Profit.
Dopo due anni di test sul campo, infatti, il consigliere sull’impresa sociale Lord Young of Graffham (nella foto), incaricato da Cameron di stilare una relazione sull’attuazione del provvedimento, ha messo nero su bianco che il Social Value Act non deve essere esteso finché «non saranno risolte questioni di fondo relative alla conoscenza, comprensione e misurazione del valore sociale» definito nel testo originale.
Introdotto nel gennaio del 2013, il Social Value Act è in effetti rimasto un invito a «considerare i benefici aggiuntivi in termini sociali, economici o ambientali» che potrebbero ricadere su un territorio, ed è quindi stato accusato di non essere abbastanza incisivo. Tra le misure che il governo sta considerando per aumentare la conoscenza e l’utilizzo del Social Value Act c’è il progetto di istituire un Gruppo di lavoro sul valore sociale in collaborazione con un Dipartimento sociale del ministero della Sanità per cercare di inserire la valutazione del valore sociale nella stipula delle convenzioni del settore sociosanitario.
Altre proposte prevedono di dettagliare maggiormente la griglia di valutazione del valore sociale: un Gruppo di lavoro su questo tema, costituito da funzionari pubblici, imprenditori sociali, charity ed enti appaltanti si è già costituito e comincerà a lavorare presto a una definizione più chiara della materia.
La relazione, pur riconoscendo che la misura ha incoraggiato «un approccio più globale» alle commesse decise dal settore pubblico, osserva che in due anni le organizzazioni che hanno misurato e utilizzato il criterio del valore sociale sono state poche: «L’Act non ha avuto una solida base regolamentare», ha osservato Peter Holbrook, direttore dio Social Enterprise UK, «ed è mancata la volontà di applicarlo anche alle merci e al personale».
Proviamo a parlarne anche in Italia?
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