Giornata Mondiale contro l’Ictus Cerebrale: l’importanza della riabilitazione
Si celebra anche quest’anno il 29 ottobre la Giornata Mondiale contro l’Ictus Cerebrale, giunta alla XIII edizione e promossa in Italia da A.L.I.Ce Italia Onlus, la Federazione di associazioni di volontariato impegnate nella lotta all’ictus cerebrale.
La Giornata è un’occasione importante per fare il punto sulla patologia che rappresenta la prima causa di disabilità nell’adulto e può determinare la più ampia gamma di deficit funzionali, che richiedono risposte riabilitative diverse in relazione alla gravità del danno cerebrale subito.
Ogni anno circa 200 mila italiani vengono colpiti da ictus riportando non solo paresi degli arti superiori e inferiori, ma anche gravi problemi neurologici e cognitivi che compromettono l’autonomia della persona. Il 60% dei pazienti presenta problemi visivi quasi la metà difficoltà di deglutizione e respirazione.
Un paziente su tre soffre di disturbi del linguaggio e depressione. Inoltre non è da sottovalutare l’impatto economico della patologia: il costo medio annuo per paziente con disabilità grave è infatti di circa 30 mila euro, escludendo i costi a carico del SSN.
Anche in Italia sono in programma numerose iniziative di informazione e sensibilizzazione in occasione della XIII Giornata Mondiale contro l’Ictus Cerebrale: monumenti illuminati di verde (colore simbolo della lotta all’ictus), incontri di prevenzione, convegni e visite in ospedale per la valutazione del rischio di andare incontro a tale patologia
L’IMPORTANZA DELLA RIABILITAZIONE
Dopo un evento fortemente invalidante come un ictus, un percorso di riabilitazione assume un ruolo determinare per limitarne le conseguenze, meglio ancora se, per il trattamento del paziente, ci si serve delle nuove tecnologie e del digitale. Un esempio è il progetto Rehability, già adottato in diversi centri specialistici europei e recentemente anche premiato a Frontiers Conference 2017, che utilizza serious games per la riabilitazione cognitiva e motoria attraverso esercizi personalizzati, da effettuare anche a distanza, e la costante supervisione di un medico.
Quello che, però, emerge da una prima parte dello studio “La Riabilitazione post-ictus in Italia” è una situazione allarmante; in Italia solo sei Regioni presentano percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali aggiornati e attivi per la riabilitazione di pazienti post-ictus: Valle d’Aosta, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Emilia-Romagna e Marche. Nelle restanti Regioni la documentazione che regola questo ambito di erogazione delle cure sanitarie non è aggiornata, è dichiarata non operativa o non è del tutto pervenuta.
I costi collettivi dell’ictus sono valutati nello Studio in 3,7 miliardi di euro, il 4% della Spesa Sanitaria Nazionale: un terzo è rappresentato dalle spese di trattamento nella fase acuta, gli altri due terzi sono costi generati dalla disabilità. Ci sono poi gli oneri che cadono sulle spalle delle famiglie: secondo lo Studio le spese familiari aumentano del 58% a causa della malattia. Il 69% dei pazienti di età compresa tra i 25 e i 59 anni deve abbandonare il lavoro a causa della malattia.
“È fondamentale che in Italia si arrivi ad avere un protocollo uniforme da seguire per la riabilitazione di pazienti post-ictus” sottolinea Nicoletta Reale, Presidente di A.L.I.Ce. Italia Onlus: “La riabilitazione deve iniziare fin dalla fase di ricovero per poi proseguire in modo continuativo, senza interruzioni e senza rigide limitazioni temporali, in strutture idonee e nei distretti sanitari territoriali”.
APPROCCIO MULTIDISCIPLINARE CON IL PAZIENTE
I progressi ottenuti nel trattamento della fase acuta della patologia non fanno che accrescere l’importanza di affrontare gli aspetti di riabilitazione post-ictus, per molti versi anche complessi. La complessità è da una parte determinata dalla natura stessa del danno cerebrale e inoltre dalla diversità di deficit funzionali che l’ictus grave può provocare. Una diversità che spesso richiede per lo stesso paziente un approccio multidisciplinare teso a recuperare non solo il movimento, ma anche comprensione e uso del linguaggio, il controllo di funzioni vitali come la respirazione e la deglutizione e altre facoltà complesse, come l’attenzione, la memoria, la capacità di organizzare e svolgere azioni, fondamentali per restituire alla persona una vita autonoma. “Senza una risposta adeguata a questi bisogni di neuroriabilitazione” – osserva il Dottor Antonino Salvia, Direttore Sanitario della Fondazione Santa Lucia IRCCS – “i costi sociali dell’ictus finiscono per trasferirsi dall’obiettivo di restituire autonomia alla persona alla gestione della sua invalidità permanente”.
Per maggiori info:
https://www.cooperativaprogettazione.it/ambiti-di-intervento/centro-socio-educativo-2/