Ictus e la solitudine del ritorno a casa. “Senza una preparazione adeguata, il peso sulle famiglie è dirompente”
La necessità di percorsi integrati tra le strutture ospedaliere del primo ricovero, la riabilitazione e l’accompagnamento al rientro sociale
Ictus e la solitudine del ritorno a casa: vent’anni fa un paziente con ictus restava in convalescenza per la riabilitazione molti mesi prima di tornare a casa. Ma ora non è più così. I ricoveri in ospedale durano spesso pochi giorni o settimane e non appena il paziente è in grado almeno di stare su una sedia a rotelle, poi la riabilitazione ospedaliera e se non ha complicazioni dal punto di vista respiratorio e alimentare, viene mandato a casa.
Le strutture sociali
Quale filiera di servizi dedicata al supporto per persone con lesioni cerebrali da ictus o trauma cranico, dopo breve o una longa degenza in ospedale?
E’ importante garantire una transizione graduale al proprio ambiente domestico. A seconda delle esigenze specifiche, i servizi che possono supportare il recupero e fornire assistenza dedicata al “rientro “sociale. Ecco la filiera proposta da ProgettAzione:
Supporto alle modifiche alla casa: con limitazioni di mobilità, servono piccoli o grandi interventi casa per renderla più accessibile. Ciò potrebbe comportare l’installazione di rampe, maniglioni, montascale o altre modifiche per migliorare la sicurezza e la mobilità.
Per convivere con esiti da Ictus e la solitudine del ritorno a casa è possibile chiedere supporto nei rapporti con le Assistenti Sociali del Comune di residenza. Anche se troppo spesso non hanno competenze specifiche e, comunque, poco tempo da dedicare. Ma è necessario richiedere assistenza e definire i percorsi per evitare isolamento che comporta inevitabilmente deterioramento cognitivo.
Supporto del caregiver: un familiare o un amico che funge da caregiver, deve essere preparato e aiutato. Servono servizi di supporto e di assistenza sostitutiva per periodi di sollievo temporaneo forniti da professionisti qualificati per assumere le funzioni di assistenza per alcune ore o giorni.
Assistenti per la cura personale: educatori formati per la cura personale possono assistere nelle attività della vita quotidiana (ADL) come fare il bagno, vestirsi, pettinarsi e andare in bagno. Possono anche fornire compagnia e aiutare con compiti di pulizia leggeri.
Ictus e solitudine
Inoltre valutare la possibilità e predisporre la frequenza di Centri diurni dedicati: è importante consultare esperti e visitare strutture per determinare quali specifici servizi sono appropriati per la specifica situazione. Obbiettivo da perseguire resta sempre l’integrazione sociale, i rapporti esterni alla famiglia e un progetto di vita che tenga conto delle nuove disabilità
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