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Psichiatria e disabilità cognitiva: le insufficienze di capacità sociali dopo una cerebrolesione.

Psichiatria e disabilità cognitiva: le insufficienze di capacità sociali dopo una cerebrolesione.

Quanto viene compromesso il percorso riabilitativo e di reinserimento sociale in psichiatria se sono presenti deficit cognitivi?

Psichiatria e disabilità cognitiva, l’importanza di percorsi integrati.

Una questione aperta: rapporto tra Psichiatria e disabilità cognitiva. Fallimenti reiterati e famiglie senza risposte.

Disabilità cognitive pregresse a patologie psichiatriche e, viceversa, comportamenti psichiatrici correlati a menomazioni cognitive, comportano pesanti e gravi ripercussioni nei percorsi di inclusione lavorativa e di ricollocazione sociale.
Deficit cognitivi e psichiatria: lo spettro di disabilità complessiva è, nella maggior parte dei casi, particolarmente ampio e caratterizzato dal coesistere di menomazioni senso-motorie, cognitive, comportamentali, affettive e relazionali.
Sono quest’ultime, non quelle motorie, a condizionare in modo preminente il livello di difficoltà a lungo termine, le difficoltà di approccio al lavoro e di inclusione sociale. Infatti, in queste persone sono spesso i fattori cognitivo-comportamentali, come disorientamento, inerzia e limitata consapevolezza di sé, a rendere necessaria una particolare modulazione dei programmi di accompagnamento al lavoro ed inclusivi. Tali disordini del comportamento possono essere “in difetto”, come l‘apatia, l’ottundimento affettivo, l’inerzia, la depressione, la perdita delle competenze sociali, la tendenza alla minimizzazione, la trascuratezza, la perdita dell’interesse sessuale, ed “in eccesso”, quali la bulimia, i comportamenti ossessivo-compulsivi, la disinibizione, l’agitazione, l’impulsività, l’ipersessualità, l’aggressività e la logorrea. Tutti elementi che mettono in gravi difficoltà soprattutto il mantenimento di un’occupazione e il gradimento delle aziende di persone che presentano questi tipi di disordini comportamentali.

Psichiatria e disabilità cognitiva

Nei soggetti con patologie borderline, o impropriamente definiti “doppia diagnosi”, è spesso riportata una grave compromissione della ricostruzione mnemonica della storia del sé e della progettualità futura, associata a deficit della funzione esecutiva. Questi aspetti compromettono la capacità di pianificazione temporale e le relazioni sociali, visti spesso come estranei al contesto.
Il problema è, quindi, coniugare una patologia complessa come quella descritta, con risorse territoriali che comprendono Istituzioni disponibili e un tessuto produttivo sensibile e in grado di assorbire una certa quantità di “svantaggio”.
Le cause stanno proprio nella poca consapevolezza che anche con patologie complesse è possibile l’applicazione della normativa sul collocamento mirato attraverso lo sviluppo di progettualità̀ condivise tra attori diversi, il superamento d’insuccessi e i pellegrinaggi tra Enti di servizi al lavoro che drenano risorse e acuiscono frustrazioni di ripetuti fallimenti. Il problema è promuovere progettualità̀ condivise superando i compartimenti stagni della Sanità, sviluppando collaborazioni tra i contesti, migliorando il contributo dei territori e definendo qualche punto di riferimento quando si ha la necessità di strategie che tengano conto delle specifiche caratteristiche dei destinatari.

Gli aspetti del lavoro

Prosegue il progetto “abili al lavoro”, finanziato dalla fondazione Cariplo e gestito in collaborazione con la Cooperativa Contatto e il Consorzio certificato per i servizi al lavoro Mestieri.

ProgettAzione apporta le sua competenze sul complesso tema dell’inclusione lavorativa di persone con lesioni cerebrali e disabilità cognitive, quando i Destinatari presentano significativi problemi relazionali.

Le competenze nel campo rapporto deficit/psichiatria nascono da due ricerche pilota, (presentate al Convegno della Società Italiana di Riabilitazione)  che hanno avuto come obiettivo, di studiare nella pratica la relazione tra cognizione e psicopatologia, con interventi specifici riabilitativi sui pazienti psichiatrici, soprattutto di fronte alla situazione di accesso al lavoro.

Esperienze e ricerche hanno confermato che “Lavorare si può”, anche con difficoltà di pianificazione temporale della quotidianità e alterazione  nella relazione con l’altro.

Gli interventi funzionali all’accompagnamento al lavoro si devono focalizzare su moduli, come l’abilità di mindfulness, l’abilità di efficacia interpersonale, l’abilità di regolazione emozionale e l’abilità di tolleranza della regola, insieme alla valorizzazione delle risorse cognitive presenti, rispetto alle corrispettive dimensione deficitarie. Insomma lavorare si può, e i risultati del progetto Abili al lavoro lo confermano.

Per maggiori informazioni consultare i seguenti link:
https://www.cooperativaprogettazione.it/?s=psichiatria+e+danno+organico
https://www.formazionesocialeclinica.it/trauma-cranico-patologie-psichiatriche/
https://www.traumacranico.net/supporto-psicologico/

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